1) E’ una grave sconfitta, certamente legata in primo luogo all’immagine non positiva che il Governo Prodi ha dato di sé e che in generale il sistema dei mass media ha trasmesso agli italiani. Questo a fronte di un azione di governo tutto sommato positiva, considerate le condizioni oggettive in cui si trovava ad operare. Il giudizio positivo deriva essenzialmente da tre fronti: un risanamento delle finanze pubbliche di tipo strutturale molto cospicuo raggiunto senza sostanziali inasprimenti della pressione fiscale ma attraverso un recupero formidabile di evasione fiscale (20 mld in 20 mesi) e attraverso un primo lieve, ma politicamente rilevante, risultato di stabilizzazione della spesa pubblica corrente primaria (ossia al netto degli interessi) dopo che negli anni dei governi Berlusconi questo aggregato era andato fuori controllo; sul medesimo fronte il governo ha finalmente messo mani alla riforma del bilancio e della legge finanziaria, riforme rilevanti per chiunque si appresti a governare nei prossimi anni grazie alla maggiore trasparenza che determinano su come viene allocata la spesa pubblica; un’azione capillare di intervento in materia di spesa sociale, in particolare per i giovani e gli strati più disagiati della popolazione; una rilevante correzione nell’impostazione di politica estera, tesa a ricondurre la battaglia contro il terrorismo in sede Onu, al rilancio del protagonismo dell’UE e al rilancio dei temi dei diritti dell’uomo a livello internazionale (si pensi al conseguimento della delibera ONU in tema di moratoria della pena di morte su scala planetaria).
Eppure la compagine del centrosinistra alle elezioni del 2006 aveva perso in due mesi di campagna elettorale un vantaggio di circa l’8/10% (quello che invece non ha perso Berlusconi nel 2008) pervenendo ad una vittoria di Pirro con due/tre voti di vantaggio al Senato e non è riuscita a spiegare all’Italia che non si governa efficacemente con una situazione in cui ogni piccolo partitino poteva bloccare qualsiasi intervento legislativo, indipendentemente dalla qualità dell’azione di Governo. In ogni caso i risultati positivi raggiunti del Governo Prodi, in campagna elettorale, sono stati troppo presto oscurati e “rimossi”.
2) Il Partito Democratico può essere un grande Partito Riformista moderno, con il 33/34 % dei voti. E’ chiaro che le elezioni sono arrivate quando il PD era ancora in fase di costituzione, e ciò ci ha sicuramente danneggiato, ma, da un altro punto di vista, il PD poteva presentarsi anche come la novità politica, “non logorata” da anni di coinvolgimento nella “casta”.
Non si può sottovalutare in tal senso l’enfasi che è stato dato a questo aspetto nel momento in cui Veltroni ha deciso coraggiosamente di andare in pratica da soli al confronto elettorale: è stata una mossa giusta ed azzeccata, di fronte alle ambiguità nel governo e alle arretratezze culturali dimostrate dalle forze della Sinistra Arcobaleno, che ha permesso di presentarci agli elettori con una fisionomia moderna, riformista, da partito post-ideologico.
3) Però la sconfitta è arrivata anche dove si è governato bene, come in Friuli e laddove il centrosinistra aveva governato dal lungo tempo, con importanti risultati amministrativi come Roma.
Allora i tradizionali paradigmi di valutazione fin qui utilizzati rischiano di non essere più adeguati. C’è qualcosa di più profondo da comprendere; c’è una parte di realtà sociale che sta sfuggendo alle nostre analisi; c’è una modalità di comunicazione del centrosinistra che non penetra più in alcune larghe fasce popolari; c’è una carenza di Cultura di Governo nel centrosinistra che non risponde ai nuovi bisogni e che non ci permette di presentarci come “differenti da tutti gli altri” (c’è una bella differenza tra la “diversità berlingueriana” auto-ghettizzante e il non riuscire a distinguersi dalla “casta imperante”!!).
Si guardi al caso di Roma durante il secondo mandato Veltroni, che ha promosso un processo di accentramento molto intenso a sfavore dei Municipi senza dotarsi di una struttura tecnica e umana a livello centrale in grado gestire questo processo. Pur rifuggendo completamente da giudizi superficiali e discutibili usciti in queste settimane sugli organi di informazione, è evidente che se la gente ha in parte voltato le spalle alle giunte Veltroni/Rutelli vuol dire che qualcosa si era spezzato. E secondo noi il problema centrale è stato la mancanza di sintonia con tutti gli strati medio-bassi della popolazione romana. Ma non solo sulla questione della sicurezza, ma su tante aspetti (mobilità, trasporti, infrastrutture in particolare) che riguardano il vivere quotidiano della gente su cui ormai molti degli amministratori della giunta Veltroni non erano più in grado di avere un benché minimo di presa
4) L’Italia è un Paese che ambirebbe a rimanere tra i grandi Paesi occidentali industrializzati, che sfidano e affrontano positivamente la globalizzazione, con una unità di intenti tra le forze sociali e politiche nell’interesse nazionale ora si rischia di andare alla deriva come i paesi del Sud America governati da formazioni politiche populiste, demagogiche, con tratti autarchici in economia.
5) Se lo scenario dei prossimi anni sarà questo, la necessaria Cultura di Governo che il Centrosinistra riformista, e quindi il PD, dovrà dimostrare anche all’opposizione, si deve caratterizzare in maniera nettamente differente dall’ultimo decennio. Le Giunte regionali e locali dove si è maggioranza e a livello nazionale dove si è principale forza di opposizione, il PD deve dimostrare che non governa solo amministrando bene, (e talvolta neanche questo, come a Napoli) solo mettendo a posto i conti pubblici, di solito sfasciati dal centrodestra spendaccione e tutt’altro che moderna forza liberale moderna. Ciò non è più sufficiente!!! NON BASTA PIU’!!!
Ora più che mai (e purtroppo non lo si è fatto negli ultimi anni, ma è ancor più necessario dopo che le forze della sinistra radicale non sono rappresentate in Parlamento), alla capacità di proposizione costruttiva e razionale valida per governare il cambiamento bisogna assolutamente coniugare una capacità evocativa dei principi ideali di forze del cambiamento, che sappiano risvegliare il “pathos” dei cittadini. Il PD oggi può dire cose importantissime sulla questione della distribuzione sempre più ineguale del reddito, dell’emergenza ambientale, dei diritti civili e della persona. Si tratta di un doppio impegno culturale e politico, da adottare come azione democratica “ad alta energia”, che il PD deve adottare come condotta costante negli anni a venire, altrimenti il centrodestra riuscirà a mantenere il potere per decenni!
7) All’opposizione deve esserci un Governo ombra, con una capacità di elaborazione politica e programmatica che coinvolga tutte le forse sociali, i movimenti, le associazioni di cittadini, in modo da essere presente molto di più nel territorio e a contatto con la gente ed i suoi bisogni. Dove si è forza di Governo, bisogna dire forte e chiaro ai nostri rappresentanti eletti (ma vale anche per noi stessi, per poterci legittimamente identificare) che bisogna smetterla di apparire, e troppo spesso essere, forza “borghese”, seduta e paludata, incapace di distinguersi, forza appartenente alla Casta (come e quanto lo è il Centrodestra!!), che non sa parlare chiaro e diretto perchè coinvolta e attaccata al potere quanto gli altri . Il popolo del Centrosinistra non può accettare, a differenza di quello di centrodestra, che “i politici siano, o appaiano, tutti uguali!!”.
8) A Roma la scelta di Rutelli ed anche alcune scelte infelici delle candidature al Parlamento nel PD sono apparse sotto questa luce.
Il PD è nato con le primarie e non può permettersi di rinunciare ad una largo uso delle modalità di scelta dal basso dei propri rappresentanti, pena il proprio decadimento!!
Per questo è necessario investire nelle giovani generazioni e i più anziani ed esperti devono lasciare spazio politico al linguaggio, alle nuove sensibilità, all’entusiasmo dei più giovani, non con questo disimpegnandosi, ma mettendo a disposizione l’esperienza accumulata. Questo deve avvenire nei circoli territoriali, nei municipi, nei consigli comunali, fino ai livelli nazionali, garantendo prima di tutto che gli aspetti valoriali, la passione politica, la competenza ed il merito, nonché la capacità di rappresentare i cittadini, prevalgano costantemente “alla luce del sole” sulla selezione per cooptazione basata sulla fedeltà e sulla mancanza di autonoma capacità critica.
In questo modo si può sperare di far crescere solide radici nel Partito Democratico, dove la leadership non dovrà più apparire monocratica, come è stato necessario nel periodo elettorale, ma realmente sostenuta da un convinto consenso degli aderenti e da una solidale collaborazione nel gruppo dirigente.
Cercando di diffondere il sistema valoriale di un serio riformismo adeguato alle esigenze del XXI secolo e le suddette impostazioni a tutti i livelli, soprattutto tra le nuove generazioni, anche tramite un impegno convinto ed importante nel sistema formativo, si può dare un contributo determinante allo sviluppo di una Società Aperta e sperare per il prossimo futuro in un Paese più normale, più laico, più maturo.
Duccio Iacovoni e Paolo Occhialini
Eppure la compagine del centrosinistra alle elezioni del 2006 aveva perso in due mesi di campagna elettorale un vantaggio di circa l’8/10% (quello che invece non ha perso Berlusconi nel 2008) pervenendo ad una vittoria di Pirro con due/tre voti di vantaggio al Senato e non è riuscita a spiegare all’Italia che non si governa efficacemente con una situazione in cui ogni piccolo partitino poteva bloccare qualsiasi intervento legislativo, indipendentemente dalla qualità dell’azione di Governo. In ogni caso i risultati positivi raggiunti del Governo Prodi, in campagna elettorale, sono stati troppo presto oscurati e “rimossi”.
2) Il Partito Democratico può essere un grande Partito Riformista moderno, con il 33/34 % dei voti. E’ chiaro che le elezioni sono arrivate quando il PD era ancora in fase di costituzione, e ciò ci ha sicuramente danneggiato, ma, da un altro punto di vista, il PD poteva presentarsi anche come la novità politica, “non logorata” da anni di coinvolgimento nella “casta”.
Non si può sottovalutare in tal senso l’enfasi che è stato dato a questo aspetto nel momento in cui Veltroni ha deciso coraggiosamente di andare in pratica da soli al confronto elettorale: è stata una mossa giusta ed azzeccata, di fronte alle ambiguità nel governo e alle arretratezze culturali dimostrate dalle forze della Sinistra Arcobaleno, che ha permesso di presentarci agli elettori con una fisionomia moderna, riformista, da partito post-ideologico.
3) Però la sconfitta è arrivata anche dove si è governato bene, come in Friuli e laddove il centrosinistra aveva governato dal lungo tempo, con importanti risultati amministrativi come Roma.
Allora i tradizionali paradigmi di valutazione fin qui utilizzati rischiano di non essere più adeguati. C’è qualcosa di più profondo da comprendere; c’è una parte di realtà sociale che sta sfuggendo alle nostre analisi; c’è una modalità di comunicazione del centrosinistra che non penetra più in alcune larghe fasce popolari; c’è una carenza di Cultura di Governo nel centrosinistra che non risponde ai nuovi bisogni e che non ci permette di presentarci come “differenti da tutti gli altri” (c’è una bella differenza tra la “diversità berlingueriana” auto-ghettizzante e il non riuscire a distinguersi dalla “casta imperante”!!).
Si guardi al caso di Roma durante il secondo mandato Veltroni, che ha promosso un processo di accentramento molto intenso a sfavore dei Municipi senza dotarsi di una struttura tecnica e umana a livello centrale in grado gestire questo processo. Pur rifuggendo completamente da giudizi superficiali e discutibili usciti in queste settimane sugli organi di informazione, è evidente che se la gente ha in parte voltato le spalle alle giunte Veltroni/Rutelli vuol dire che qualcosa si era spezzato. E secondo noi il problema centrale è stato la mancanza di sintonia con tutti gli strati medio-bassi della popolazione romana. Ma non solo sulla questione della sicurezza, ma su tante aspetti (mobilità, trasporti, infrastrutture in particolare) che riguardano il vivere quotidiano della gente su cui ormai molti degli amministratori della giunta Veltroni non erano più in grado di avere un benché minimo di presa
4) L’Italia è un Paese che ambirebbe a rimanere tra i grandi Paesi occidentali industrializzati, che sfidano e affrontano positivamente la globalizzazione, con una unità di intenti tra le forze sociali e politiche nell’interesse nazionale ora si rischia di andare alla deriva come i paesi del Sud America governati da formazioni politiche populiste, demagogiche, con tratti autarchici in economia.
5) Se lo scenario dei prossimi anni sarà questo, la necessaria Cultura di Governo che il Centrosinistra riformista, e quindi il PD, dovrà dimostrare anche all’opposizione, si deve caratterizzare in maniera nettamente differente dall’ultimo decennio. Le Giunte regionali e locali dove si è maggioranza e a livello nazionale dove si è principale forza di opposizione, il PD deve dimostrare che non governa solo amministrando bene, (e talvolta neanche questo, come a Napoli) solo mettendo a posto i conti pubblici, di solito sfasciati dal centrodestra spendaccione e tutt’altro che moderna forza liberale moderna. Ciò non è più sufficiente!!! NON BASTA PIU’!!!
Ora più che mai (e purtroppo non lo si è fatto negli ultimi anni, ma è ancor più necessario dopo che le forze della sinistra radicale non sono rappresentate in Parlamento), alla capacità di proposizione costruttiva e razionale valida per governare il cambiamento bisogna assolutamente coniugare una capacità evocativa dei principi ideali di forze del cambiamento, che sappiano risvegliare il “pathos” dei cittadini. Il PD oggi può dire cose importantissime sulla questione della distribuzione sempre più ineguale del reddito, dell’emergenza ambientale, dei diritti civili e della persona. Si tratta di un doppio impegno culturale e politico, da adottare come azione democratica “ad alta energia”, che il PD deve adottare come condotta costante negli anni a venire, altrimenti il centrodestra riuscirà a mantenere il potere per decenni!
7) All’opposizione deve esserci un Governo ombra, con una capacità di elaborazione politica e programmatica che coinvolga tutte le forse sociali, i movimenti, le associazioni di cittadini, in modo da essere presente molto di più nel territorio e a contatto con la gente ed i suoi bisogni. Dove si è forza di Governo, bisogna dire forte e chiaro ai nostri rappresentanti eletti (ma vale anche per noi stessi, per poterci legittimamente identificare) che bisogna smetterla di apparire, e troppo spesso essere, forza “borghese”, seduta e paludata, incapace di distinguersi, forza appartenente alla Casta (come e quanto lo è il Centrodestra!!), che non sa parlare chiaro e diretto perchè coinvolta e attaccata al potere quanto gli altri . Il popolo del Centrosinistra non può accettare, a differenza di quello di centrodestra, che “i politici siano, o appaiano, tutti uguali!!”.
8) A Roma la scelta di Rutelli ed anche alcune scelte infelici delle candidature al Parlamento nel PD sono apparse sotto questa luce.
Il PD è nato con le primarie e non può permettersi di rinunciare ad una largo uso delle modalità di scelta dal basso dei propri rappresentanti, pena il proprio decadimento!!
Per questo è necessario investire nelle giovani generazioni e i più anziani ed esperti devono lasciare spazio politico al linguaggio, alle nuove sensibilità, all’entusiasmo dei più giovani, non con questo disimpegnandosi, ma mettendo a disposizione l’esperienza accumulata. Questo deve avvenire nei circoli territoriali, nei municipi, nei consigli comunali, fino ai livelli nazionali, garantendo prima di tutto che gli aspetti valoriali, la passione politica, la competenza ed il merito, nonché la capacità di rappresentare i cittadini, prevalgano costantemente “alla luce del sole” sulla selezione per cooptazione basata sulla fedeltà e sulla mancanza di autonoma capacità critica.
In questo modo si può sperare di far crescere solide radici nel Partito Democratico, dove la leadership non dovrà più apparire monocratica, come è stato necessario nel periodo elettorale, ma realmente sostenuta da un convinto consenso degli aderenti e da una solidale collaborazione nel gruppo dirigente.
Cercando di diffondere il sistema valoriale di un serio riformismo adeguato alle esigenze del XXI secolo e le suddette impostazioni a tutti i livelli, soprattutto tra le nuove generazioni, anche tramite un impegno convinto ed importante nel sistema formativo, si può dare un contributo determinante allo sviluppo di una Società Aperta e sperare per il prossimo futuro in un Paese più normale, più laico, più maturo.
Duccio Iacovoni e Paolo Occhialini