martedì 22 luglio 2008

Cari tutti,
mi rende felice sapere che, a qualche mese di distanza, alcune battaglie condotte personalmente e col sostegno attivo da parte dei cittadini, stanno finalmente portando ai risultati sperati.
Durante la vecchia amministrazione eravamo riusciti a far costruire la rotatoria antistante l’Ufficio Postale Centrale di Via Sappada. Questo per consentire alle autovetture di poter tornare su Via Mario Fani senza dover commettere un’infrazione quasi necessaria, MA ANCHE per consentire agli autobus di giungere all’Ufficio Postale evitando soprattutto alle persone anziane e sole di percorrere a piedi – nel deserto di Via Pieve di Cadore – un tratto di strada lungo e pericoloso per la presenza dei numerosi ladri di pensione di turno.
A tal fine chiedemmo all’allora assessore ai Lavori Pubblici, Giancarlo D’Alessandro e all’ATAC di prolungare il percorso delle linee 48 e 990 e – a qualche mese di distanza – sono lieto di riportarvi il lancio stampa di Atac SpA, che spero avrete modo di diffondere!
Nico Simoniello

Prolungamento linee ATAC 49 e 990
"Da lunedì 28 luglio, la linea 48 (via Pieve di Cadore-piazza Mancini) prolungherà il percorso su via Pieve di Cadore fino all'altezza della nuova rotatoria dove i bus effettueranno l'inversione di marcia, e percorreranno via Pieve di Cadore, via Colli della Farnesina, viale Antonino da San Giuliano Lungotevere Diaz.
L'intervento è volto a servire al meglio l'ufficio postale di via Pieve di Cadore, dove la linea effettuerà il capolinea anche con la linea 990, e al tempo stesso verranno regolarizzati i percorsi nella zona della Farnesina".
Lo comunica, in una nota, Atac spa. "Queste le nuove fermate della linea - prosegue la nota - Andata: Pieve di Cadore/Ufficio Postale, via Pieve di Cadore; Pieve di Cadore all'altezza civico 23; Passo del Pordoi in via Mario Fani, all'altezza del civico 163; Antonino di San Giuliano, in viale Antonino di San Giuliano. Al ritorno la linea fermerà in queste nuove fermate: Stadio della Farnesina in viale Antonino da San Giuliano, 30 metri dopo via dei Robilant, Colli della Farnesina, in via della Farnesina, 16 metri prima il sottopasso, Pieve di Cadore, in via Pieve di Cadore, 10 metri prima del civico 11, Pieve di Cadore Ufficio Postale.
La linea ha frequenza di 21 minuti, da lunedì alla domenica.
Prolunga e modifica il percorso anche la linea 990 (via Pieve di Cadore-piazza Cavour), sempre lunedì 28 luglio, per garantire un migliore servizio per gli utenti dell'ufficio postale di via Pieve di Cadore, dove infatti la linea effettuerà il capolinea.
La frequenza media sarà di 10 minuti sette giorni su sette.
Dal nuovo capolinea i bus proseguiranno sull'omonima via fino alla nuova rotatoria, poi effettueranno l'inversione di marcia, via Pieve di Cadore, e percorso fino al capolinea di piazza Cavour. Ecco le nuove fermate. Andata. Pieve di Cadore/Uff.Postale, via Pieve di Cadore, altezza Ufficio Postale; Pieve di Cadore via Pieve di Cadore altezza civico 23; Passo del Pordoi, via Mario Fani altezza civico 163. Ritorno. Pieve di Cadore in via Pieve di Cadore 10 metri del civico 11"

sabato 12 luglio 2008

La Tenaglia che Stringe il Pd

Meritano molto rispetto, Veltroni e il Pd. Le ore che stanno vivendo
sono le più difficili da quando la loro nave ha preso il largo,
peggiori ancora di quelle successive alla sconfitta. E da come
supereranno questa prova dipenderà moltissimo del futuro
dell'opposizione e della legislatura. Meritano molto rispetto, Walter
Veltroni e il Pd, perché queste ore le vivono stretti in una
tenaglia. Di qua, Antonio Di Pietro. Dopo averlo voluto unico alleato nelle
scorse elezioni, adesso Veltroni se lo ritrova nei panni non ancora
dell'avversario dichiarato, ma certo del concorrente duro e
spregiudicato; che non si fa scrupolo, anzi, di far ricorso, e con
successo alla piazza, contro Silvio Berlusconi, certo, ma anche
contro di lui. Di là, ovviamente, Berlusconi. Dopo gli scambi di cordialità,
e le reciproche promesse di dialogo, adesso Veltroni si trova di fronte
un capo del governo che per difendere i propri interessi non si
preoccupa affatto di metterlo in gravissime difficoltà, al punto di
offrire lui stesso, chissà quanto consapevolmente, munizioni
all'offensiva dipietrista, quasi che, a farsi rappresentare come il
Caimano, cominciasse a riprenderci gusto. Meritano molto rispetto,
Walter Veltroni e il Pd, perché questo su cui sono costretti a muoversi
in un contesto così sfavorevole è diventato, per loro, un terreno
minato. Tanto minato da rendere poco plausibile venirne fuori con
qualche accorgimento tattico, facendo affidamento sulla sola manovra
parlamentare, visto, oltretutto, che su questo piano governo e
maggioranza (nonostante i mal di pancia della Lega) concedono poco o,
per essere più precisi, nulla. Bisogna, in una parola, scegliere, e
farlo mettendo in conto che scelte indolori, che non comportino
rotture e comunque prezzi pesanti, non ce ne sono. E bisognerebbe scegliere
(qui il condizionale diventa d'obbligo) tenendo fede a quelle che
sono state rappresentate, a suo tempo, come le ragioni di fondo nel cui
nome entravano in scena un nuovo partito e un nuovo leader. Non solo per
limitare il danno in una prova elettorale comunque destinata alla
sconfitta, ma, si è detto, per inaugurare una pagina nuova nella vita
politica italiana. Se Walter Veltroni e il Pd riuscissero a farlo,
non meriterebbero solo rispetto, ma anche apprezzamento. E riconoscenza.
Archiviare l'idea antica, forse inconfessabile ma sicuramente assai
radicata, secondo cui l'iniziativa giudiziaria è una sorta di
prosecuzione della politica con altri mezzi; liberarsi dell'idea più
antica ancora, e ancora più radicata, secondo la quale l'avversario
non è soltanto politicamente deprecabile, ma è anche e soprattutto un
furfante che vince giocando nel modo più scorretto e sleale per
abbindolare il popolo bue, e poi della politica e del potere si
avvale soltanto per tutelare in dispregio di ogni regola i propri sordidi
interessi; abbandonare la presunzione di essere, quasi per
definizione, detentori di una superiore moralità. Tutto questo non è difficile. Se
lo si vuol fare davvero, è difficilissimo. Tanto più se l'avversario
in questione fa di tutto (basta vedere quanto sta capitando con il
cosiddetto lodo Alfano) per confortarti in questi cattivi pensieri;
se tanta parte della tua gente continua a nutrirli; se
l'antiberlusconismo è stato per un quindicennio almeno il collante del tuo mondo. Ma
senza una simile rivoluzione, infinitamente più impegnativa delle
chiacchiere sulla necessità del dialogo, che un giorno compare, il giorno dopo si
inabissa e il terzo torna a fare capolino, tutte le promesse
sull'avvento del tempo nuovo del bipolarismo o addirittura del
bipartitismo finalmente dispiegato perdono peso e valore. E perdono
quota anche le speranze di mettere in piedi in tempi utili
un'opposizione che ambisca finalmente a sottrarre al centrodestra —
dopo quindici anni! — la maggioranza del voto popolare.
Forse più che verso la cosiddetta sinistra radicale, che ha tanti
difetti e tanti guai, ma almeno da quello che impropriamente
chiamiamo giustizialismo è in larga misura immune, è nei confronti delle
bravissime persone che ieri si sono date numerose convegno a piazza
Navona che andrebbe condotta quella che un tempo si chiamava una
battaglia politica e ideale. Per sottrarne quante più è possibile
all'egemonia di culture, chiamiamole così, e di leader che con il
riformismo e la sinistra così come mediamente si intendono sotto ogni
cielo non hanno niente da spartire. Non c'è riformista sulla faccia
della terra a cui potrebbero passare per la testa le volgarità
inaudite di Beppe Grillo sul presidente Napolitano, non c'è donna di sinistra
che pronuncerebbe le parole riservate a un'altra donna, ancorché
ministro del governo Berlusconi, da Sabina Guzzanti: e suonano un po'
ipocrite le parole di dissociazione che, a cose fatte, alcuni
illustri partecipanti alla manifestazione si sono sentiti in dovere di dire.
Veltroni, prendendo le distanze da Di Pietro, ha detto nei giorni
scorsi che delle alleanze si giudicano gli esiti, ma non ci si pente.
Anche se pentimento in politica è una parola stupida e un po'
equivoca, sbaglia. Quello fu un errore. Un errore serio e grave, destinato in
partenza a produrre i guai che ha prodotto e che non riguardano solo
quella buona creanza per cui non si dà del magnaccia al presidente
del Consiglio. Riconoscerlo e tirarne le conseguenze (che non significa
affatto alzare bandiera bianca sulla giustizia) sarà impopolare, ma è
necessario. E i leader veri, e convinti delle proprie idee, sanno che
ci sono momenti in cui l'impopolarità bisogna sfidarla.

paolo franchi sul corriere della sera del 9 luglio 2008

martedì 8 luglio 2008

L'Associazione Sant'Onofrio VIII FESTA d'ESTATE Sabato 28 Giugno



VIII Festa d'Estate --Partecipazione-


Mobilità via Trionfale 1/2


Mobilità via Trionfale 2/2


VIII Festa d'Estate - Area parco


VIII Festa d'Estate - V. pres.PERI BENITO Municipio 19 roma-


VIII Festa d'Estate -- Urbanizzazione Municipio19


Intervento pres. Alfredo Milioni Municipio 19 Roma N1/3


Intervento pres. Alfredo Milioni Municipio 19 Roma 2/3


Intervento pres. Alfredo Milioni Municipio 19 Roma 3/3