lunedì 27 ottobre 2008

IL CONTRIBUTO DEI CRISTIANO SOCIALI DEL LAZIO

Noi Cristiano sociali del Lazio, esprimiamo la nostra preoccupazione per le pause e le incertezze che sta vivendo la formazione del Partito Democratico anche nella nostra Regione.

Abbiamo fortemente voluto la nascita della casa comune dei riformisti, come convergenza delle diverse tradizioni del riformismo italiano in una nuova cultura politica, in un progetto in grado di governare l’Italia nel XXI secolo. E per questo percorso abbiamo lavorato duro, dando un convinto contributo fin dalla nostra nascita nel 1993, quando con Pierre Carniti ed Ermanno Gorrieri abbiamo creduto alla necessità politica di una presenza organizzata dei cristiani nello schieramento allora cosiddetto progressista.
Una storia, dunque, che viene da lontano, fortemente caratterizzata dall’impegno costante su alcune grandi questioni di fondo: l’opzione preferenziale per gli ultimi e per chi non ha voce, l’obiettivo dell’uguaglianza concretamente realizzabile; la laicità delle istituzioni come profilo ineludibile dell’impegno politico dei cristiani, l’eticità della politica, discriminante che non ammette deroghe.

Stiamo invece assistendo ad un percorso dal quale non sta nascendo qualcosa di nuovo. Anzi: sembrano prevalere ancora vecchie derive, dispute e controversie non sempre decifrabili. Vediamo dissiparsi lo spirito unitario e l’entusiasmo che avevano accompagnato l’esperienza dell’Ulivo e si erano poi proiettati nella costruzione del partito nuovo. A tutto discapito della produzione politica e del confronto con chi ci ha dato fiducia.

Siamo sempre più convinti che il PD avrà senso e forza solo se sarà un partito popolare, fondato su un rapporto diretto e quotidiano con le comunità, i cittadini, gli elettori. Se coltiverà la capacità di motivarli a partecipare e a votare sulla base di una condivisione di valori e di progetto. Un partito che faccia ancora della questione morale un proprio carattere irrinunciabile e distintivo. Nonostante tutto, anzi proprio perché sembra essere un tema assai poco spendibile sul piano dei consensi.

Il partito deve inoltre diventare in prima istanza l’occasione privilegiata per quella democrazia partecipativa che progetta per il paese: dirigenti scelti dagli iscritti e non dai notabili; primarie per selezionare le candidature; radicamento popolare. Abbiamo bisogno, anche nella nostra regione, di dare un segno di discontinuità nelle cariche dirigenziali.

Un partito che sappia nell’insieme rielaborare idee, cultura, riflessione. Che abbia lo sguardo lungo di chi progetta dopo aver analizzato, studiato, confrontato proposte senza l’ansia di un immediato riscontro elettorale, ma con la convinzione che il cammino da fare richiede fatica, sforzo, coerenza e costanza.

Come è emerso con forza al nostro VI Convegno nazionale di studi ad Assisi (“I cristiani e le nuove sfide della politica. Democrazia, giustizia, bene comune”, che ha visto la partecipazione di quasi 300 persone fra rappresentanti del movimento e amici), nella vita quotidiana del partito vediamo invece affermarsi una tendenza ad una forte concentrazione di responsabilità sulla leadership nazionale, e insieme l’organizzazione per aggregazioni fortemente personalizzate. È un processo inquietante perché di fatto indebolisce l’unità e la dimensione associativa del partito, la sua leadership e lo stesso processo costituente.

Il PD ha bisogno, a tutti i livelli, di una leadership forte e collegiale insieme, che sappia suscitare e mobilitare energie, coinvolgere a pieno titolo i giovani e le donne, vivendo attraverso le sue proposte e le sue lotte nella società.

È poi necessario che nel Partito aree e posizioni culturali diverse, poiché sono fonte di dibattito vitale, anche come voci di organizzazioni e istanze sociali differenti, quindi di maggiore ricchezza per tutti, trovino un’adeguata presenza fondata non su mere logiche di potere o di appartenenze correntizie, ma sulla feconda opportunità di fare sintesi proficua a partire da un patrimonio di idee e di valori consolidati e riconosciuti nel Paese prima ancora che nel partito.
Solo così saremo capaci di dare un’anima e un’identità al partito che stiamo formando.

Condividiamo quanto è stato già detto e scritto in altre sedi (vedi il Circolo PD di Donna Olimpia), e lo facciamo nostro.
“E’ necessario che la selezione dei gruppi dirigenti e delle candidature passi fin da subito dalla prassi della cooptazione, dal criterio della fedeltà a questo o quel capocordata, dal dibattito pseudopolitico, alla valorizzazione dei meriti e delle competenze in un aperto confronto democratico fra idee e posizioni diverse. E’ necessario a tal fine un patto di lealtà e di collaborazione fra la generazione di dirigenti che ha guidato finora il Partito romano e le nuove generazioni che in questi anni sono cresciute dentro e attorno a esso, tanto nei partiti che, sciogliendosi, gli hanno dato vita quanto in altre forze politiche e nella società civile.
Per realizzare anche a livello romano gli scopi per i quali il PD è stato fondato, è necessario in primo luogo incidere sui processi decisionali e sui modi di formazione dei gruppi dirigenti. Occorre che in entrambi i casi siano coinvolte le strutture di base e che sia favorita la più ampia partecipazione degli aderenti e dei cittadini mediante il ricorso sistematico al metodo delle primarie per la formazione delle candidature alle cariche elettive cui il Partito concorre (quanto meno a quelle monocratiche), come è previsto dallo Statuto ed è stato recentemente ribadito dal Segretario”.

C’è un lavoro lungo da fare.
Allargare la base della partecipazione coinvolgendo iscritti, elettori e cittadini nelle scelte di contenuto e nella selezione della classe dirigente; far diventare praticabili, trasparenti ed effettivamente democratiche le sedi decisionali ad ogni livello; adottare procedure trasparenti di selezione della classe dirigente; coordinare il lavoro dei Circoli con organismi agili e partecipati; prevedere anche a livello locale una Conferenza programmatica in grado di tradurre in scelte politiche strategiche e praticabili, le idee e le proposte che un’ampia consultazione di base sarà capace di avanzare; attivare forme di comunicazione circolare, affinché ciascuno e tutti sappiano cosa sta avvenendo, quale sia il processo avviato e i passi che si vanno susseguendo.
Sono questi i punti su cui noi Cristiano sociali non intendiamo retrocedere nella nostra azione politica. Anzi, pensiamo che siano elementi che possono qualificare l’identità e l’azione del partito e per i quali abbiamo intenzione di spendere ancora le nostre risorse umane e ideali.
Mettendoci a disposizione per il confronto e la discussione. Per rilanciare il Partito e soprattutto ridare al Paese, e alla nostra città, un governo che ponga il bene comune come base di partenza del tessuto civile collettivo che unisce una popolazione.

Il coordinamento regionale del Movimento dei Cristiano sociali del Lazio

Roma 20 ottobre 2008



ASSOCIAZIONE SANT’ONOFRIO – ONLUS Via Nicola Fornelli 2,
00135 Roma tel 333-8018686, assonofrio@libero.it




L’Associazione Sant’Onofrio-Onlus
Vi invita

ad una mattinata di incontro/confronto
con le Associazioni ed i Comitati
della Rete del XIX Muncipio
e del Parco del Pineto

Domenica 9 novembre 2008
Alle ore 10.00

presso il Parco Sant’Onofrio

Sarà l’occasione per avviare forme di coordinamento tra le Associazioni ed i Comitati su alcuni temi cruciali concernenti il verde e la viabilita’ dei nostri quartieri

Seguira’ un momento conviviale
a base di
castagne e vino novello

Vi aspettiamo numerosi !!!!!

L’INGRESSO AL PARCO È IN VIA MORANDI,
DI FIANCO LA SCUOLA NAZARIO SAURO

venerdì 24 ottobre 2008

Con noi al Circo Massimo


Cara amica, caro amico,
ti scrivo per chiederti di essere con noi, il prossimo 25 ottobre, partecipando alla grande manifestazione nazionale che il Partito Democratico ha indetto per quel giorno a Roma.Sarà la tappa conclusiva del cammino iniziato questa estate con la raccolta di milioni di firme per “salvare l’Italia” dal declino politico, economico e morale al quale il governo della destra sta contribuendo in modo determinante con le sue scelte, con le sue decisioni.Si tratta di scelte e decisioni che hanno avuto fin qui un solo fondamentale scopo, quello di tutelare e garantire gli interessi personali del Presidente del Consiglio, e almeno due gravissimi risultati: aver riportato il nostro Paese al tempo dei conflitti istituzionali, delle leggi ad personam e della confusione tra interessi privati e cosa pubblica; aver ribaltato la giusta gerarchia delle priorità, lasciando all’ultimo posto i veri problemi degli italiani, alle prese con un generale e diffuso impoverimento, con salari e stipendi che hanno perso potere d’acquisto, con pensioni che non bastano più per arrivare a fine mese, con risparmi che rischiano di perdere il loro valore. Tutto questo mentre le risorse per le forze dell’ordine vengono ridotte e il diritto alla sicurezza dei cittadini, al di là delle frasi roboanti e demagogiche, è meno garantito di prima, e mentre la scuola, vera chiave per il futuro dei nostri figli e per la competitività del Paese, viene considerata solo come un costo da tagliare.Per questo il Partito Democratico ha voluto una grande manifestazione: perché siamo preoccupati per l’Italia, e perché vogliamo dare voce a milioni di italiani che non ne possono più delle politiche del governo e che aspettano altre risposte, risposte vere e concrete, alle loro domande e ai loro bisogni.Io sono convinto che la giornata del 25 ottobre sarà un altro dei momenti “costitutivi”, un altro dei momenti che delineeranno l’identità del nostro partito, come è avvenuto lungo tutta la campagna elettorale e come è stato, ovviamente, in primo luogo con la straordinaria e indimenticabile partecipazione alle primarie dello scorso 14 ottobre, quando anche grazie a te, alla tua passione civile, alla tua voglia di esserci, è nato in un modo che non ha precedenti nella storia e nel mondo il Partito Democratico.È per tutto questo, per il bene dell’Italia e per dare slancio al nostro cammino di innovazione, per far essere il Partito Democratico ciò che è scritto come una promessa nel suo atto di nascita, che dobbiamo essere in tanti a Roma, insieme a noi, il prossimo 25 ottobre.
Walter Veltroni

Abbiamo deciso di dare il seguente appuntamento a tutti i circoli del Pd del nostro Municipio, ai cittadini, ai simpatizzanti, alle associazioni per compiere insieme il percorso del corteo dietro lo striscione “PD Municipio 19”. Partecipiamo tutti!

appuntamento alle ore 13.30 di sabato 25 ottobre a Piazza della Repubblica all’angolo con il Mc Donald con lo striscione “PD Municipio 19”

lunedì 13 ottobre 2008

GIOVEDI 16 OTTOBRE

GIOVEDI 16 OTTOBRE
ORE 18,30
BIBLIOTECA F. BASAGLIAVIA F. BORROMEO, 67


Il 16 ottobre si ricorda la razzia e la deportazione degli ebrei romani nei campi di sterminio tedeschi nel 1943.
Nei campi morirono 6 milioni di ebrei e 500.000 zingari.
Per ricordare questo tragico avvenimento la Comunità di Sant’Egidio ti invita alla presentazione del libro:
IL CASO ZINGARI
Interventi di:

Sandro Luciani
Comunità di Sant’Egidio

Nico Simoniello
Già Consigliere
XIX Municipio

Testimonianza di un giovane rom

ASSEMBLEA REGIONALE DEI GIOVANI DEMOCRATICI

Il 17 e il 18 Ottobre si svolgeranno le Primarie per la costituzionedell'organizzazione giovanile del PD.Sarà un'occasione importante per la formazione della nuova classe dirigente di un partito che vuole essere radicato nelle storie delle culture politiche che lo hanno fondato e che allo stesso tempo guarda con rinnovata fiducia al futuro.io invito tutti coloro chi abbiano un'eta compresa fra i 14 e i 29 anni a votare e a far votare - presso gli appositi seggi allestiti in ogni municipio - 2 ragazzi che conosco bene, ai quali sono unito dalla medesima esperienza scout e che possono contribuire realmente alla costruzione di un'organizzazione giovanile nuova, autonoma e con una forte proposta!Quindi il 17 e 18 ottobre vi chiedo di votare e far votare:Francesco Scoppola per l'Assemblea NazionaleMario Castagna per l'Assemblea Regionale

venerdì 10 ottobre 2008

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO DAL COMITATO SANT’ONOFRIO – MONTE MARIO

PARTECIPAZIONE AD OGNI COSTO
Anche noi abbiamo il nostro problema Pincio
Ovvero come tentare di fermare un opera inutile, costosa e socialmente inutile, malgrado le amministrazioni non vogliano sentire ragioni.

Da ormai 7 anni i cittadini e le associazioni e i comitati del quartiere S.Onofrio cercano di evitare uno scempio urbanistico e sociale: l’allargamento della via Trionfale nel tratto tra l’ingresso Sud (Mac Donald) e piazza Monte Gaudio.

E nel consiglio municipale tenutosi il giorno 13 giugno 2008 presso la scuola Nazario Sauro, veniva finalmente votato all’unanimità un ordine del giorno che richiedeva al Comune di sospendere i lavori per dare avvio ad un processo partecipato teso a progettare una variante in corso d’opera per salvaguardare quel tratto di strada, riconoscendo di fatto l’inutilità del progetto.

Ma - c’è sempre un “ma”- approfittando della pausa estiva i lavori procedevano quel tanto che bastava a determinare realtà non più modificabili: messa in posa dei cordoli delle corsie e abbattimento di una serie di alberi di grosso fusto che caratterizzavano un lato della strada, ignorando sistematicamente la sequenza di lettere e le numerose proposte che il comitato S. Onofrio Monte Mario aveva inviato agli organi competenti, sperando, (ingenui) che questi venissero in qualche modo recepiti.

Il giorno 17 settembre è stato convocato un secondo consiglio municipale aperto alla cittadinanza, dove è stata presentata la variante promessa, ma preparata proprio da quei tecnici che precedentemente per 7 anni avevano negato ogni possibilità di modifica allo stesso progetto, e senza tener conto di tutte le indicazioni proposte dai cittadini.

Oltre tutto la variante suddetta si limita a lasciare inalterato il progetto, salvaguardando l’attuale sede stradale solo nel tratto dinanzi alla scuola Nazario Sauro (50 metri su 400).

La quasi totalità degli intervenuti ha quindi manifestato al presidente del municipio 19, all’assessore ai LL.PP del comune di Roma e hai consiglieri del municipio 19 il totale disconoscimento del metodo partecipativo e del contenuto tecnico oggetto del consiglio municipale.

La maggioranza del consiglio municipale ha comunque approvato una risoluzione che impegna il municipio a proseguire nel processo partecipato invitando gli organi rappresentativi dei cittadini nelle commissioni preposte ad individuare e a recepire successive soluzioni per migliorare la suddetta variante.

Il comitato e i cittadini, pur sfiduciati per le continue prese in giro, si renderanno ancora una volta disponibili ad offrire il loro contributo disinteressato, teso a conseguire realmente una migliore vivibilità del quartiere nel quale vivono e operano.

( NB. mi sono permesso di operare alcuni tagli e piccole modifiche al documento originale inviato al giornale IGEA)

Comunità di Sant’Egidio - Comunità Ebraica di Roma

16 ottobre 1943 - 12 ottobre 2008ANNIVERSARIO DELLA DEPORTAZIONEDEGLI EBREI DI ROMA
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Domenica 12 ottobre 2008 Marcia silenziosa da piazza Santa Maria in Trastevere alle ore 18.30a Largo 16 ottobre 1943 (Portico d’Ottavia)


Il "pellegrinaggio della memoria" si snoderà a ritroso da Piazza S. Maria in Trastevere lungo il percorso dei deportati di quel 16 ottobre 1943, che dal Ghetto furono condotti al Collegio Militare a Trastevere, prima di essere imprigionati nei treni con destinazione Auschwitz.

«La grande razzia nel vecchio Ghetto di Roma cominciò attorno alle 5,30 del 16 ottobre 1943. Oltre cento tedeschi armati di mitra circondarono il quartiere ebraico. Contemporaneamente altri duecento militari si distribuirono nelle 26 zone operative in cui il Comando tedesco aveva diviso la città alla ricerca di altre vittime. Quando il gigantesco rastrellamento si concluse erano stati catturati 1022 ebrei romani.Due giorni dopo in 18 vagoni piombati furono tutti trasferiti ad Auschwitz. Solo 15 di loro sono tornati alla fine del conflitto: 14 uomini e una donna. Tutti gli altri 1066 sono morti in gran parte appena arrivati, nelle camere a gas. Nessuno degli oltre duecento bambini è sopravvissuto.» (F. Cohen, 16 ottobre 1943. La grande razzia degli ebrei di Roma)







"La memoria del 16 ottobre è uno degli eventi maggiori della storia della nostra Roma contemporanea. A partire da questa memoria si costruisce un'idea di Roma e di solidarietà tra i romani. E' la memoria di una ferita all'intera città, ma soprattutto alla Comunità ebraica perpetrata, come un ladro nella notte, dopo che si era provveduto a isolare quella Comunità con le leggi razziste e con la politica fascista. A partire da quella memoria si afferma la volontà di un patto tra i romani per non dimenticare, per non isolare mai più nessuna comunità, per considerare la Comunità ebraica di questa città come uno dei luoghi decisivi per la nostra identità. Noi, come Sant'Egidio, ci sentiamo dentro questo patto a non dimenticare, che vuol dire non tollerare che nessuna comunità - soprattutto la comunità ebraica - sia isolata nella vita cittadina. Un patto per non dimenticare: è quello che si celebra ogni mese di ottobre con questa manifestazione". (Andrea Riccardi




NON C'È FUTURO SENZA MEMORIALa voce di una donna sopravvissuta ai campi di sterminio
Settimia Spizzichino: il dovere della memoria


Ci sono cose che tutti vogliono dimenticare. Ma io no. Io della mia vita voglio ricordare tutto, anche quella terribile esperienza che si chiama Auschwitz: due anni in Polonia (e in Germania), due inverni, e in Polonia l’inverno è inverno sul serio, è un assassino.., anche se non è stato il freddo la cosa peggiore.



Tutto questo è parte della mia vita e soprattutto è parte della vita di tanti altri che dai Lager non sono usciti. E a queste persone io devo il ricordo: devo ricordare per raccontare anche la loro storia. L’ho giurato quando sono tornata a casa; e questo mio proposito si è rafforzato in tutti questi anni, specialmente ogni volta che qualcuno osa dire che tutto ciò non è mai accaduto, che non è vero.
Ho una buona memoria. E poi quei due anni li ho raccontati tante volte: ai giornalisti, alla televisione, ai politici, ai ragazzi delle scuole durante i molti viaggi che ho fatto per accompagnarli ad Auschwitz... anche se non sempre sono entrata nei particolari.
Ad Auschwitz si desidera tornare - anche molti di quei ragazzi lo desiderano - e a qualcuno sembra strano. Ma perché? È come andare al cimitero a portare un fiore e una preghiera. - Raccontavo sul pullman che ci portava in Polonia. È sul pullman che si parla, quando si arriva ad Auschwitz parla la guida e parlano le cose. Le poche che sono rimaste. C’è un museo, ma i forni crematori, le camere a gas, le costruzioni in muratura sono state distrutte. La prima volta che ci sono tornata ho provato più delusione che emozione, non riconoscevo il posto.
In questi cinquant’anni trascorsi da allora sono stata spesso sollecitata a scrivere questo libro. E io lo volevo fare; ma c’erano ancora i parenti di quelle che sono rimaste là, i genitori, i fratelli, i mariti, i figli delle mie compagne del gruppo di lavoro. Quarantotto eravamo, e sono uscita viva soltanto io. Molte di loro le ho viste morire, di altre so che fine hanno fatto. Come raccontare a una madre, a un padre, che la loro figlia di vent’anni è morta di cancrena per le botte ricevute da una Kapò? Come descrivere la pazzia di alcune di quelle ragazze a coloro che le amavano? Adesso molti dei genitori, dei fratelli, dei mariti, non ci sono più; le ferite non sono più così fresche. A quelli che restano spero di non fare troppo male. Ma adesso devo mantenere la promessa che ho fatto a quarantasette ragazze che sono morte ad Auschwitz, le mie compagne di lavoro. E a tutti gli altri milioni di morti dei Lager nazisti.
Di quel gruppo faceva parte anche mia sorella Giuditta. Giuditta, così bella, così fragile, deportata assieme a me il 16 ottobre 1943. Giuditta, causa involontaria della cattura mia e della mia famiglia.
(Dal libro "Gli anni rubati" di Settimia Spizzichino)